Un articolo del Corriere della Sera pubblicato il 10 maggio riporta uno studio condotto dall’Associazione per la ricerca sulla depressione di Torino che ha indagato sugli effetti della recessione analizzando le richieste di aiuto dall’ottobre scorso fino a marzo. Il 35% delle persone ha spontaneamente indicato la crisi come causa primaria dello stato depressivo-ansioso. La difficoltà principale, evidenziata dalle persone intervistate, è quella di “non poter organizzare il futuro”. Un’indagine simile condotta in Gran Bretagna ha stabilito che su sette milioni di inglesi con problemi di ansia e depressione, tre su due sostengono che la colpa è del crollo finanziario. Ma non è solo la crisi a preoccupare. In questo caso entra il gioco il cosiddetto “effetto rimbombo”: l’accavallarsi di eventi tragici – dall’11 settembre alla recente febbre suina, giusto per fare un esempio -, anche se non ci riguardano direttamente, creano un ‘effetto rimbombo’. Comunque anche se non ci fossero cattive notizie (e quelle che ci sono oggi viaggiano molto velocemente), siamo più ansiosi del passato”. Così commenta Gianpaolo Perna, responsabile del Centro per disturbi dell’ansia dell’ospedale San Raffaele – Turro di Milano.
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